4. Pensavi fosse amore, invece era un disastro

4. Pensavi fosse amore, invece era un disastro

Il periodo delle festività natalizie porta inevitabilmente a fare i conti con il proprio mondo emotivo, lo status affettivo, un cuore spezzato.

La solitudine è un sentimento o una condizione? Ci si può sentire soli pur essendo in compagnia, si può essere soli e non sentirsi tali. Vi è mai capitato?
Perché in fondo le persone che non sanno stare da sole sono sempre sole.
Perché le nostre storie personali, quelle familiari, quelle relazionali, quelle affettive sono come il guscio di una lumachina che ci portiamo dietro: io uso la metafora dello zaino, soprattutto coi ragazzi, è immediata e rende bene l’idea.
Perché l’amore ci può fare un sacco di danni, ma ci può anche salvare.

A volte è un contenitore bellissimo di condivisione, reciprocità, esperienze, ricordi accumulati nel tempo, altre è una zavorra pesante da caricarsi sulle spalle, altre ancora è un vero e proprio limite perimetrale che ci fa rinchiudere e ci impedisce di mettere la testolina fuori, proprio come quella lumachina che si nasconde dentro al suo guscio. E ancora di più lo è la fine di un amore. Arrivare a prendere una decisione difficile, quasi contro natura, perché il nostro cervello sembra suggerirci che tutto quello che crea un cambiamento può essere estremamente pericoloso: la sicurezza è garantista di sopravvivenza. Quanto di più sbagliato! Il nostro cervello è geneticamente predisposto alle sfide, all’evoluzione.

Ciò non toglie che gestirsi nel dolore del dover ricominciare, senza di lui, senza quel ‘noi’, sia dolorosissimo. Mollare le abitudini, i rituali di una vita a due. Immaginarsi in un futuro diverso, riallineare tutti i tempi di vita, le serate davanti alla tv, i fine settimana, le vacanze. In una parola: i progetti. In più ci sono le cosiddette ‘perdite secondarie’, inevitabili: spesso alcuni amici comuni e frequentati in coppia, la famiglia di lui.
Si oscilla nella confusione di non sapere più chi sei, tra la profonda paura per il presente (‘come faccio a fare tutto da sola’) e l’angoscia per il futuro (‘dove andrò, che ne sarà di me, cosa farò’) e così tutta l’energia viene assorbita in pensieri foschi.

Vale per tutte le età, ma vale, forse, ancora di più, quando si è superata una certa soglia anagrafica, quando si sente che quello che si fa e quello che si è sta perdendo appeal: da un lato c’è il peso di quella lunghissima fetta di anni condivisi e il significato stesso della vita che era correlato a quella presenza e dall’altro incombono minacciosi i dettami di una società che richiede bella presenza, capacità performante, atti eroici di resistenza.

E se la fine della storia d’amore ha portato all’autodistruzione, a perdere, poco per volta, pezzetti di sé in un abuso emotivo progressivo e continuo, è ancora più dura.

Nel mio nuovo libro ‘Pensavi fosse amore, invece era un disastro’ parlo di un amore un po’ ‘vampiresco’, quello di una relazione con un uomo a funzionamento narcisista.
T., la mia paziente che si è prestata a raccontare la fine della sua relazione, racconta in un bellissimo diario, intenso, emozionale ed accorato, il mese successivo all’aver preso la decisione di lasciare il suo compagno.
La disperazione, ma anche la forza e il coraggio che ci ha messo per intraprendere questo ‘viaggio’. La fatica quotidiana, l’imporsi di fare cose, di non farne altre. Di stare, anche, semplicemente, nel dolore della perdita, prendendosi il tempo necessario e scegliendo di attivare un percorso d’aiuto per imparare a volersi bene.

La stesura a quattro mani, le mie, più ‘tecniche’ e quelle di T., che si è esposta a narrare le sue peripezie emotive e le piccole-grandi strategie attuate per ‘restare a galla’ è stata estremamente funzionale: non solo ha permesso di evidenziare il potenziale auto-terapeutico della scrittura, ma credo possa consentire a tante altre donne di identificarsi con la sua storia, ritrovandosi ad aver condiviso gli stessi pensieri, riflessioni, emozioni. Anche per vincere la vergogna e sentirsi meno sole, meno inadeguate, meno ‘sbagliate’. Anche, soprattutto, per darsi il tempo e la speranza concreta di una possibilità di evoluzione e di crescita personale!

Da regalarsi, o da regalare a quell’amica che da sola proprio non ce la fa ed è da troppo tempo che la vedete così, triste, svuotata.

Il libro è in vendita in tutte le librerie piacentine, acquistabile online all’indirizzo https://www.officinegutenberg.it/negozio/, eccezionalmente anche in negozio a La vie en rose, dove potete trovare anche il baschetto di lana che ho in testa!
Oppure potete contattarmi privatamente sui miei canali social o sul mio cellulare!