9. Cento sassi, di Silvia Tizzoni

9. Cento sassi, di Silvia Tizzoni
"Due etti di felicità, grazie".
“Mi spiace, signorina, ma non vendiamo felicità qui.”
"Capisco. Sa dove posso comprarla?".
“Provi a chiedere più avanti, alla bancarella in fondo alla strada, il signor Destino so che qualche volta l'ha venduta.”
“Lei è il signor Destino?”
"In persona".
“Vorrei due etti di felicità, per favore.”
"Ah, mi dispiace, non vendo felicità".
“E perché mai?”
"Perché la felicità non si vende e non si compra".
“Sì, ma io ne ho bisogno, devo trovarla subito e so che lei è l'unico a potermi aiutare.”
"Le ripeto, io non vendo felicità,  semmai la regalo".
“Allora me la regali!”
"Se la vuole, sono cento sassi".
“Cento sassi? E dove li trovo ora cento sassi? E come può una ragazza come me portare cento sassi?”
"Veda lei, quando avrà portato i sassi le darò la felicità!" 
“Tenga i suoi sassi, è stata una fatica enorme trovarli e poi trascinarli fin qui. Ci sono stati momenti in cui ho creduto di non farcela.”
"Ma alla fine ce l'ha fatta... Bene, ecco la sua felicità". 
“Posso chiedere come mai mi ha chiesto questi sassi?”
"Molti credono che la felicità sia una semplice scelta: vado al bazar, la compro. Non sei felice? Colpa tua, in fondo la felicità è nelle cose semplici. Questo è quello che si crede. Si pensa che basti convincersi di essere felici per esserlo davvero. Ma la felicità è una cosa diversa, profonda, a volte capita, o meglio sono io a farla capitare, e altre volte è un'immensa conquista, la cima di una montagna scalata con caparbietà, il frutto di una grande fatica passata attraverso il dolore. I sassi non sono altro che il suo lasciapassare per la felicità, signorina".
“Ma perché non chiedere un solo sasso? O dieci magari?”
"Perché per raccogliere e portare pochi sassi ci vuole un giorno, ma per portarne cento ci vogliono molti giorni".
“Dunque?”
"Dunque la tristezza, il dolore, la rabbia, hanno bisogno di molti giorni per essere ascoltati e capiti. In un giorno puoi mettere da parte tutte queste cose, prendere la felicità e indossarla come una maschera, ma ti servono più giorni per comprendere la tristezza e il dolore, per cullarli, e per far sì che alla fine la felicità ti entri dentro fino ad appartenerti davvero."
 
(grazie a Sabrina Ferri)
 
Perché la qualità delle nostre giornate è qualcosa di complesso. Stratificato come una millefoglie alla crema chantilly. 
Dipende (anche) dalla qualità dei nostri pensieri e dall’attitudine con cui scegliamo di vivere ogni momento.
Fuori e dentro casa, con le relazioni più lontane e quelle vicine, quelle che ci siamo scelte.